GRUPPI
DI STUDIO 2001
(per
il SAE, Chianciano Terme, 28 luglio 4 agosto 2001)
MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI: LABORATORI DI COMUNITA' ECUMENICA
Vorrei
mettere in rilievo in primo luogo che il frutto del lavoro della Commissione
Sinodale Valdese e della Commissione della Conferenza episcopale italiana
è in assoluto il primo documento ufficiale frutto del dialogo tra
la Chiesa evangelica valdese e la Chiesa cattolica italiana. Dovevano
passare più di 800 anni prima che valdesi e cattolici si parlassero
di nuovo dopo il 1179, quando si sono trovati a confronto in occasione
del Concilio Lateranense, qualche anno dopo che Pietro Valdo aveva
iniziato il suo movimento di libera predicazione dell'evangelo. Pochi
anni più tardi, nel 1184, vi sarebbe stata sarebbe stata la richiesta
dei vescovi francesi al Concilio di Verona di includere il movimento
tra quelli condannati e nel 1190 fu pronunciata la condanna per eresia
dei "poveri di Lione". Ottocento anni, dunque, di ostilità
e di incomunicabilità.
Due
premesse:
1.
Quando le due commissioni paritetiche, quella valdese e quella cattolica,
hanno iniziato nel 1989 il lavoro che ha portato all'approvazione
del "Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni fra
cattolici e valdesi o metodisti
in Italia" (promulgato ufficialmente nel giugno 1997) e all'approvazione
del relativo Atto Applicativo nel 2000, non si proponevano di produrre
un trattato sul matrimonio tra cristiani di diversa confessione, ma
di rispondere alle esigenze che venivano poste concretamente alle
due chiese dalle coppie interconfessionali, in situazione di sofferenza
e di relativa emarginazione dalle loro comunità.
2.
La riflessione che le due commissioni hanno compiuto insieme le ha
portate a scoprire gli elementi comuni che rendono possibile una convivenza
non conflittuale e un buon livello di comunione nella fede tra sposi
di confessione diversa. Questo senza dimenticare le differenze e divergenze
sulla concezione stessa del matrimonio, rispetto al suo carattere
di sacramento per la chiesa cattolica, alla indissolubilità, alla
procreazione, all'educazione religiosa dei figli. I testi approvati
hanno indicato alcune soluzioni creative, nel rispetto delle coscienze
degli sposi.
Si
rende necessario superare l'ignoranza, ancora diffusa in Italia, delle
condizioni di un matrimonio interconfessionale, valido per le due
chiese. L'Assemblea della CEI del 1966, approvando il Testo Comune,
introduceva una novità, che fino a quel momento era limitata a un
provvedimento speciale per la Diocesi di Pinerolo, dove è presente
una cospicua presenza valdese: un matrimonio interconfessionale valido
può venire celebrato anche in sede civile.
L'iter
di approvazione dei testi è stato relativamente complesso, dovendo
esservi l'approvazione sia del Sinodo valdese che della Conferenza
episcopale italiana. Il volumetto uscito in coedizione tra l'editrice
valdese Claudiana e l'editrice cattolica LDC riporta non soltanto
il Testo Comune e il Testo Applicativo, ma tutta la serie degli atti
che hanno accompagnato l'iter di approvazione, una lettura molto istruttiva
perché esprime i modi in cui i testi sono stati ricevuti rispettivamente
dalle due chiese e ne ratifica la validità.
Il
clima di lavoro delle due commissioni è stato in sé una comunità di
ecumenismo. Le riunioni sono state sempre precedute da un momento
di lettura biblica, di meditazione e di preghiera: i membri delle
rispettive confessioni volevano così significare che mettevano i loro
sforzi sotto la guida dello Spirito del Signore, il solo che poteva
illuminarli e guidarli nel loro dialogo. Un dialogo franco, aperto,
scevro da compromessi, ma seriamente intenzionato a conoscere e comprendere
i linguaggi diversi e le culture diverse e sedimentate nel corso dela
storia, per poi condividere le linee di comportamento implicite nella
celebrazione di un matrimonio interconfessionale, che non si limitava
al rito della celebrazione, ma allargava lo sguardo sui rapporti all'interno
della coppia (fedeltà, durata, procreazione, educazione dei figli).
Un vero ambito, dunque, di comunità ecumenica nel quale i problemi
venivano affrontati senza cedere a facili irenismi, ma con l'intento
di giungere a soluzioni che potessero rendere armoniosa la vita spirituale
di una coppia interconfessionale, mantenendo il rispetto delle coscienze
e avendo di mira non soltanto la continuità dell'appartenenza alle
rispettive chiese, ma facendo del matrimonio interconfessionale quel
"luogo ecumenico" che avrebbe creato anche uno spazio per
i rapporti ecumenici tra le due comunità di appartenenza.
Gli
accordi raggiunti vanno visti come un punto di partenza e il cammino
da percorrere sarà ancora lungo perché le chiese locali, alla loro
base, possano accogliere i principi che hanno guidato il Testo Comune
e il Testo Applicativo e seguire con spirito di collaborazione le
indicazioni concrete che i due testi danno per la celebrazione dei
matrimoni interconfessionali.
Nelle
riunioni delle due commissioni si è espresso l'auspicio che le chiese
continuino a confrontarsi e a riflettere insieme sul significato del
battesimo che si riconoscono vicendevolmente; che elaborino liturgie
idonee a mettere in luce il contesto ecumenico in cui si celebra il
matrimonio (esistono già "liturgie ecumeniche" del matrimonio
in vari paesi); che il problema del matrimonio interconfessionale
venga già affrontato nel contesto della catechesi dei giovani. Pur
non potendo andare oltre per i limiti del loro mandato, si è fortemente
avvertito il problema della reciproca accoglienza all'eucaristia (o
Cena del Signore).
Molti
passi dovranno ancora essere compiuti perché l'esperienza di fede
degli sposi e delle loro comunità di appartenenza diventi veramente
un "laboratorio" di comunità ecumenica. Un primo passo importante
è dietro le nostre spalle e si è aperto un promettente cammino.