Una stella ha brillato...

Stupendo il tuo esordio
Profetessa artigiana di pace:
Eri appena una ragazza
E ti laureasti - durante i lunghi e
Terribili anni della guerra -
Senza che nessuno della tua numerosa famiglia / ne avesse ii minimo sentore
- eri donna e questo destino non ti apparteneva/ e cosi ti ritagliasti
Il tempo necessario a frequentare e studiare / rubando tempo al tempo della spesa /.
E battagliasti coi professori di Padova /, increduli e disorientati.
E così, alle bombe che bruciavan l'Europa/ opponenti il tuo sogno di pace,
Chiedendo riconciliazione fra le famiglie cristiane / - ut unum sint, aveva gridato
invano Gesù - / e per le famiglie umane.
Ferma scandisti - già prima del Concilio e delle Nazioni Unite - / parole nuove
Che rischiararono il secolo: vocazione del dialogo / e passione per la riconciliazione
delle differenze.
Illuminasti il mondo!
Ed era il programma della tua vita.
Scrivesti la tua tesi - mi confidasti un giorno- / nella maestosa cornice della chiesa
dei Frari, / nella Venezia più intima e bella, / proprio sotto l'ardente Assunta di
Tiziano. /
E forse a lei ispirandoti, anche tu Maria,
Osasti le vie aeree
Dell‘Intelligenza d‘amore.
E planasti con largo volo
Su le lagune e le terre cristiane
Incupite - nella luce del tramonto.
Donna dei due mari,
Vergine intrepida - e innamorata del suo Signore - / hai percorso i cieli dove<
Candida vola l'aquila marina.
E prendesti per mano un Patriarca
E papa Buono, accompagnandolo incontro / ai "fratelli separati" da muri armati, /
recintati d‘ odio.
E portasti quel Patriarca, un giorno, a varcare / - incognito- la soglia d'un tempio
protestante, / rischiando la scomunica e il pontificato.
Era il 1956. E in un giorno /
Non registrato dalla storia ufficiale,
Inaudito convocasti l’incontro
Di due gruppi - uno cattolico l'altro evangelico - / che impauriti si strinsero
Alle pareti opposte della piccola stanza.
E tu fra loro - come arcobaleno gettato tra timore e tremore. /
Quanta luce in quel piccolo Cenacolo,
Che poi crebbe e investi la Primavera
Del Concilio e del dialogo tra le fedi.
Più tardi, ahimè, mancò la luce,
La passione s‘appannò, e ora è inverno
Del dialogo /, pur rischiarato dai bagliori
Di luce di un papa profeta.
Ma una stella è apparsa oggi in cielo
- nuova-, che orienta la speranza.
Ma ancor prima, Assessora alle Belle Arti, / - neologismo creato da quel vecchio
Patriarca che guardava lontano - / apristi varchi di pace nella Cortina /
Che imprigionava le due Europe.
Promovesti scambi di quadri e d'artisti,
E conoscesti la chiesa del silenzio.
La liberta val più della vita - dicesti allora
Mostrandoci per prima che la bellezza
Ci può salvare. E incredula ammiravi
L‘astrattismo maturo di pittori che non
Avevan mai sentito parlare di Picasso.
E fiera ragazza democristiana -
della razza dei La Pira e dei Dossetti -
Intrepida battagliasti un giorno,
In un campiello veneziano, col
Gran Capo dei comunisti, sfidando
Le tenebre - che quel Capo non seppe
E forse non volle sfidare - che già incombevan sull’utopia comunista,
Sotterrata nella prigione sovietica.
Grande visionaria, indicasti alle famiglie
Cristiane le profonde e vive radici ebraiche comuni. / E d'un grande ebreo - errante
tra Shoah e Vaticano - favoristi
L'incontro - sconvolgente, inedito -
Col papa di Roma. E d'un colpo
La storia cambiò, e all'antigiudaismo
Dei cristiani rispose nuova e fraterna
La voce di Nostra Aetate.
Grande visionaria,
Ora che il tuo corpo s'è arrestato
Per centenaria sfinitezza -
Cosi muoiono i giusti e così anche
Le querce sui promontori alti sul Mediterraneo - / mostri a noi che la
Bellezza, la democrazia e l‘amore
Sono le stelle verso cui orientare
La rotta della nostra piccola Terra,
Che sospesa naviga sull'0rlo dell'abisso.

 

Grazie, Maria, che fosti sorridente
Madre ed elegante Maestra.

 

Raffaele Luise (*)

 

(*) Raffaele Luise è stato giornalista e vaticanista RAI, alunno di Maria Vingiani negli anni in cui insegnava a Roma

 


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