07 marzo 2017
Domenica 26 febbraio il vescovo di Roma ha visitato la comunità anglicana di via del Babuino, che celebrava il secondo centenario della sua presenza nella città. Il primo servizio liturgico in rito anglicano era stato celebrato il 27 ottobre del 1817, in un appartamento privato di via dei Greci, alla presenza di quattro persone, primo nucleo della comunità che dal 1882 si riunisce ad All Saints.
L’evento rientra anche nell’ambito delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell’incontro tra Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey nel 1966, che ha ristabilito il dialogo tra la Chiesa di Roma e quella d’Inghilterra. Un evento preceduto dall’incontro privato di Giovanni XXIII con il primate Geoffrey Fisher nel 1960 e seguito dalla preghiera comune fra Giovanni Paolo II e gli arcivescovi Robert Runcie e George Carey, poi fra papa Benedetto XVI e l’arcivescovo Rowan Williams, nella chiesa romana di San Gregorio al Celio da dove papa Gregorio inviò sant’Agostino ad evangelizzare gli anglosassoni. Nella stessa chiesa, lo scorso 5 ottobre papa Francesco e il primate della Comunione anglicana Justin Welby hanno celebrato i Vespri e firmato una dichiarazione comune.
Nel documento, dopo aver ricordato le principali divergenze, hanno dichiarato: “Le divergenze menzionate non possono impedirci di riconoscerci reciprocamente fratelli e sorelle in Cristo in ragione del nostro comune Battesimo”.
Per ricordare il comune battesimo, nel quale ha la propria radice l’identità cristiana, fondamento delle diverse identità confessionali, anglicani, cattolici e i presenti di altre denominazioni hanno rinnovato insieme le promesse battesimali.
Papa Francesco all’inizio dell’omelia ha ripreso l’espressione della Dichiarazione ed ha affermato: “Nel corso di questi due secoli molto è cambiato anche tra Anglicani e Cattolici, che nel passato si guardavano con sospetto e ostilità; oggi, grazie a Dio, ci riconosciamo come veramente siamo: fratelli e sorelle in Cristo, mediante il nostro comune battesimo”, aggiungendo: ”Come amici e pellegrini desideriamo camminare insieme, seguire insieme il nostro Signore Gesù Cristo”.
Al termine dei Vespri - o Evening Prayer (preghiera della sera), secondo la liturgia anglicana - si è svolta la cerimonia del gemellaggio ufficiale tra la parrocchia di All Saints e quella cattolica di Ognissanti sulla via Appia nuova, che già lavoravano da qualche tempo “fianco a fianco a servizio degli ultimi “, come aveva sottolineato Jonathan Boardman, cappellano di All Saints, in una intervista ad Avvenire alla vigilia della visita.
Tre domande sono poi state rivolte a Bergoglio: sulla situazione oggi dei rapporti anglicani- cattolici; sulla priorità da dare all’accordo teologico o al lavoro sociale comune; su che cosa possiamo imparare dalle chiese del Sud del mondo.
Nella risposta alla prima domanda papa Francesco ha detto che i rapporti sono buoni e ha ricordato che anche nel passato, quando prevaleva l’ostilità, ci sono sempre state persone che hanno avuto il coraggio di cercare il dialogo.
Alla seconda domanda alla quale soggiaceva il dilemma, che dai suoi inizi accompagna il movimento ecumenico, se bisogna privilegiare il dialogo teologico o il servizio comune, Bergoglio ha risposto che sono importanti entrambi. L’ecumenismo è un cammino: il dialogo teologico “non si può fare in laboratorio, si deve fare camminando, lungo la via", mentre ci si aiuta spiritualmente con la preghiera e il servizio comune.
Nella risposta alla terza domanda ha elogiato le chiese giovani, che tentano cammini nuovi con vitalità e coraggio e che dovremmo imitare; come esempio di creatività di tali chiese ha riferito la richiesta, fattagli dai tre vescovi del Sud Sudan insieme l’anglicano, il presbiteriano e il cattolico, di andare nel loro paese, però non da solo, ma con Justin Welby, l’arcivescovo di Canterbury ed ha detto che i suoi collaboratori stanno lavorando per realizzare la visita.