30 giugno 2016

 La speranza in un pellegrinaggio di giustizia e di pace ha costituito il filo conduttore dei lavori del Comitato centrale del CEC, che si è riunito a Trondheim in Norvegia dal 22 al 28 giugno.

Era la seconda volta che il Comitato centrale si riuniva dopo la sua elezione durante la decima Assemblea del CEC a Busan, Repubblica di Corea.

 Il tema della sessione: “Il pellegrinaggio: discernere insieme i paesaggi”, rifletteva il messaggio finale della Decima Assemblea che aveva lanciato un forte invito ad agire insieme nella ricerca della giustizia e della pace.

 Invitato dalla Chiesa di Norvegia il Comitato centrale ha dibattuto le preoccupazioni principali della famiglia ecumenica mondiale a Trondheim, importante luogo di pellegrinaggio cristiano, dove si trova la cattedrale medievale più settentrionale del mondo.

 La riunione del Comitato Centrale, principale organo di direzione del CEC fino alla prossima assemblea, è stata aperta il 22 giugno dalla presidente Agnes Abuom, della Chiesa anglicana del Kenia,   che ha invitato le Chiese ad essere catalizzatrici del cambiamento “in un mondo che è molto cambiato, che continua a cambiare rapidamente ed è sempre di più pluralista”.

 Le possibilità del pellegrinaggio

 Abuom ha sottolineato che “questo pellegrinaggio ci offre immense possibilità di presentarci come movimento del popolo di Dio in missione, una missione aperta e senza esclusioni, viva e pronta ad accogliere gli impulsi dello Spirito…. Abbiamo detto e ridetto che la Chiesa è un movimento di popolo e che il pellegrinaggio di giustizia e di pace coinvolgerà anche persone di altre religioni, uomini e donne di buona volontà. Ritroviamo e ricostruiamo la nostra capacità a discutere”.

Il segretario generale del CEC, Olav Fykse Tveit, membro della Chiesa di Norvegia, ha definito la Chiesa in pellegrinaggio “popolo qualificato dalla speranza”.

“Non si tratta di un ottimismo generalizzato, ma piuttosto di trasmettere un motivo e un incitamento alla speranza, ha spiegato. Ciò richiede spesso di essere capaci di vedere aldilà di ciò che si vede e di attendere qualche cosa di più, qualche cosa d’altro, di ricercare la giustizia e la pace e niente di meno. La speranza è un criterio della nostra fede cristiana.

 Tveit ha citato esempi delle attività svolte dopo il 2014 tratti dal rapporto del comitato esecutivo: il CEC si né mobilitato in diverse tappe del pellegrinaggio, come in penisola di Corea, in Ucraina, in Libano, in Israele e Palestina, nel Sud Sudan, nel Burundi, in Colombia, in Nigeria e nelle città degli Stati Uniti con tensioni razziali.

  A Trondheim il Comitato Centrale ha autorizzato la convocazione di una conferenza eucumenica internazionale nel 2017   allo scopo di riaffermare e di rafforzare la testimonianza ecumenica in favore di una pace accompagnata dalla giustizia per gli israeliani e i palestinesi”.

 Ha anche pubblicato una dichiarazione sull’accordo bilaterale di “cessate il fuoco” concluso all’Avana, il 26 giugno 2016, fra il governo colombiano e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC-EP).

 “Verità, guarigione e trasformazione” sono stati i temi principali della dichiarazione della conferenza delle popolazioni autoctone.

 Inoltre il CEC ha espresso la solidarietà delle Chiese per la situazione della Papuasia occidentale.

 La decisione del Regno unito di Gran Bretagna e d’Irlanda del Nord di lasciare l’Unione europea, votata per referendum il 23 giugno 2016, è stata seguita da una dichiarazione del Comitato centrale che invita le Chiese membro a “pregare perché Dio guidi con la sua saggezza i responsabili religiosi, politici e comunitari del Regno-unito, in Europa e nel mondo intero”.

 Sono state organizzate tavole rotonde sui diritti di bambini e il tema della religione e della violenza è stato l’oggetto di una introspezione critica.

 Il CEC si è anche espresso in nome delle persone sfollate forzatamente soprattutto sul diritto di asilo.

 “Una rete di iniziative per la pace”

  Abbiamo creato una rete di iniziative per la pace”, ha sottolineato Tveit, evocando soprattutto il raduno la settimana precedente di membri di parecchie Chiese   per un laboratorio a Johannesburg, Sudafrica, che commemorava il quarantesimo anniversario del massacro di Soveto. “Le Chiese, da diverse regioni del mondo, condividono fra loro il modo in cui adempiamo il nostro ruolo che consiste nel fare opera di pace e richiamare alla giustizia”.

 Incoraggiamenti, ispirazione e racconti hanno animato la discussione in plenaria dedicata al Pellegrinaggio di giustizia e di pace, una seduta che è cominciata col mettere in evidenza le principali iniziative del Pellegrinaggio dopo il suo lancio nel 2013.

 Fra queste figuravano l’iniziativa del pellegrinaggio climatico alla conferenza sul clima dell’ONU, a Parigi, fine dicembre 2015, che ha portato a un trattato fondamentale sull’attenuazione dei cambiamenti climatici; le numerose iniziative e visite organizzate recentemente presso le Chiese del Medio Oriente; il pellegrinaggio del 2015 in America latina della pastora Gloria Nohemy Ulloa Alvarado, presidente del CEC per la regione, e del segretario generale; il pellegrinaggio a Hiroshima e Nagasaki, dove è andata una delegazione di Chiese membro per commemorare il settantesimo anniversario dei bombardamenti atomici e far conoscere il ricordo delle vittime di queste due città.

 Conferenza mondiale sulla missione

Il 29 giugno il comitato centrale ha scelto la città di Arusha, Tanzania, per tenere la Conferenza mondiale sulla missione, prevista dall’8 al 13 marzo 2018.

 Il vescovo Geevarghese Mor Coorilos, presidente della Commissione Missione ed evangelizzazione (CME) del CEC ha presentato il tema della conferenza: “ Muoversi nello Spirito: chiamati a trasformare il discepolato”.

 Più di 700 delegati delle chiese di tutto il mondo dovranno partecipare all’evento   organizzato dalla Chiesa evangelica luterana di Tanzania

 Nel corso della riunione, il CEC ha accolto nella comunità ecumenica tre nuove Chiese membro e due altre due sono state ammesse al periodo di prova.

 Foto. © Ned Alley/COE

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