Comunicato stampa n.12
Un’attività significativa nelle Sessioni di formazione ecumenica del Sae è quella che si svolge nei gruppi di studio e nei laboratori dove, a partire dalle proposte di una triade interconfessionale che conduce e modera gli incontri, avviene l’ascolto delle proposte, il confronto, lo scambio di riflessioni e il suggerimento di nuove pratiche.
Nella 60a edizione sono stati istituiti sei gruppi di studio (Costruire sostenibilità; Ambiente, religioni, culture; Ecospiritualità; Educarsi a essere creature; Giustizia, pace, salvaguardia del creato; Pastorale del creato) e un laboratorio (Corpi, cioè creature) che hanno lavorato in quattro sessioni e al termine della settimana hanno restituito in plenaria le loro esperienze attraverso parole chiave. Da tutti i sette contesti è emersa una forte creatività e un profondo coinvolgimento. Dal laboratorio, che si è rivelato un formidabile spazio per una presa di consapevolezza della propria anima corporale e per un’interazione empatica tra le partecipanti e i partecipanti, è emersa una restituzione attraverso i linguaggi dei corpi.
Tra le parole chiave è emersa, nel gruppo 1, la responsabilità, all'interno di una prospettiva circolare dove il Creato è affidato da Dio stesso all’umanità che ha il compito di proteggerlo. La bellezza è stata declinata in relazione al creato e come vicinanza a Dio. I membri del gruppo hanno sollevato la necessità di valorizzare le relazioni e l’importanza della cooperazione. Si sente l’urgenza di un cambio di paradigma, soprattutto dal punto di vista sociale ed economico. Nelle scuole andrebbe introdotta l’educazione ecologica; le amministrazioni locali e la cittadinanza dovrebbero sviluppare e valorizzare il verde urbano.
Nel gruppo 2 sono emerse le parole nonviolenza ed ecologia, quest’ultima anche rispetto alle ricadute della guerra. Si è auspicato un disarmo delle religioni. Alcuni hanno avanzato la preferenza di utilizzare, invece di creazione, il termine natura, perché più laico e inclusivo. Evidenziando il termine caducità, si è parlato del senso del limite che è mancato nell’approccio con il creato.
Il gruppo 3 ha lavorato sull’immaginazione creatrice e sul risveglio dei sensi come percorsi spirituali attraverso cui arrivare a Dio. Vedere, assaporare, gustare sono atti che riconducono al Creatore. Il cambiamento antropologico auspicato ha le radici nella conversione che viene dalla memoria di ciò che Dio ha fatto per l’umanità.
I portavoce del gruppo 4 hanno dichiarato: «Abbiamo vissuto la dimensione della fiducia e della cura. Abbiamo celebrato la vita». Nella restituzione sono emerse le parole fragilità e gratitudine, che insieme ad altre, sono state composte in sapienti haiku.
Il gruppo 5 ha posto l’accento sulla complessità del mondo naturale e sociale, sull’interdipendenza e sulla responsabilità nella doppia accezione di concretezza e affidamento. Sono stati portati esempi di giustizia equa calata nella vita quotidiana. È stato sottolineato il valore dell’utopia per poter immaginare un mondo nuovo.
Nel gruppo 6 è stata evidenziata la parola ringraziamento ed è emersa la necessità di sviluppare comunità ecologiche. È evidente, in una società molto performativa, il bisogno di rallentare imparando dai ritmi più lenti della natura. Tra i risultati raggiunti in campo ecologico è stato citato l’ottenimento della certificazione “Il Gallo verde” da parte della Chiesa valdese di Milano per le pratiche messe in atto per contenere i consumi energetici, evitare lo spreco e l’uso della plastica nelle attività comunitarie.
Un gruppo speciale, non in elenco, è stato quello di bambine, bambini, ragazzi e ragazze, accompagnati da un’animatrice, che hanno vissuto la sessione in spazi, tempi e attività loro dedicati. Non è mancata la loro restituzione attraverso uno spettacolo di marionette che hanno realizzato anche con l’aiuto del burattinaio e teologo Marco Campedelli.