Comunicato stampa n.13
Le giornate della sessione Sae ad Assisi sono tutte iniziate con meditazioni bibliche che hanno offerto letture esegetiche e spirituali di diverse tradizioni. Ha utilizzato diversi linguaggi l’ultima, proposta dalla biblista cattolica Maria Soave Buscemi, temporaneamente in Italia, da trent’anni in Brasile dove opera come educatrice e coordina la dimensione di studi di genere e di ermeneutiche femministe del Centro studi biblici (Cebi). Da dieci anni quando è in Europa coordina la formazione in lettura popolare della Bibbia per la Chiesa luterana di Svezia e in molte comunità in Italia. Nel meditare il brano dell’incontro di Maria (Miriam) di Magdala con Gesù risorto all’alba del primo giorno della settimana (Gv 20,11-18) la missionaria laica ha rivisitato tutta la sequela di Miriam accanto al profeta di Nazareth dal primo giorno fino alla sua risurrezione attraverso una narrazione arricchita dal canto e da due segni. Una metodologia che rievoca le pratiche dei gruppi della lettura popolare della Bibbia che la biblista accompagna. Il suo testo, altamente poetico nella ricostruzione della figura della protagonista e analitico nel descrivere il contesto culturale e religioso ebraico, ha evidenziato il clima della società patriarcale del tempo e ha riscattato la discepola e apostola dalle interpretazioni maschiliste che nei secoli hanno deturpato la sua figura.
La meditazione, avvenuta nel “respiro” della settimana, è stata intessuta di un canone che ha ripreso le parole “Saper aspettare sapendo/ allo stesso tempo forzar/ l’ora di questa urgenza / che non permette aspettar” dalla poesia di Pedro Casaldàliga “Testardaggine”: «una parola positiva, parola molle sulla pietra dura che prima o poi la buca» ha detto Buscemi. Nel canto donne e uomini si sono passati di mano in mano una croce amerindia e si sono profumati vicendevolmente con l’essenza di nardo, un profumo speciale, ha spiegato la biblista, «perché per fare il nardo anticamente bisognava vincere la paura dei nidi delle aspidi: il nardo cresceva solo tra le rocce dove c’erano anche i nidi delle aspidi e allora il coraggio di vincere la paura energizzava il nardo in modo che unti di nardo si vincesse la paura. Ci profumiamo in memoria di Lui e in memoria di Lei perché l’ultima parola è risurrezione».