Comunicato stampa n.3
È stato un contributo singolare quello offerto nel secondo panel della sessione di formazione ecumenica del Sae da parte della pastora valdese Ilenya Goss, medico, in servizio pastorale a Mantova, e del teologo cattolico Roberto Massaro, dell’Associazione teologica italiana per lo sviluppo della morale (Atism), di Bari. Entrambi nutriti di studi filosofici e teologici ed esperti di bioetica, hanno preparato a due mani seppur da prospettive diverse il contributo sul tema: “Umano plurale, tra la Scrittura e l’oggi”.
Il filo conduttore è stato quello dell’ascolto: del mondo contemporaneo, delle scienze e della Bibbia. L’introduzione, con un messaggio video da Tik tok di Rosa Chemical sulle motivazioni del suo bacio in bocca a Fedez sul palcoscenico di Sanremo, è stata una provocazione intellettuale. «Un minuto su Tik tok vale più di una mia lezione - ha detto Massaro parlando del modo di comunicare delle nuove generazioni -. Veniamo da una storia che ha visto cambiare il tema della sessualità, il modo di percepire la relazione sessuale e la famiglia. Il modello tradizionale di famiglia è in crisi, non è più univoco. Ci sono famiglie monogenitoriale, allargate, queer».
Il teologo ha posto una premessa: il cambio di paradigma in teologia. Lasciare quello verticistico che nega la ragione delle scienze e assumere quello che papa Francesco definisce modello circolare: fare teologia in una prospettiva interdisciplinare. Allo stesso tavolo siede ogni disciplina e ognuno offre il suo contributo per approcciarsi ai temi della differenza di genere e dell’umano plurale. «Scopriamo che veniamo da una storia di discriminazione che ha soffocato donne e alcune realtà minoritarie e che necessita di interpretare il fenomeno sessuale in una nuova luce. Alla luce di alcuni sviluppi delle neuroscienze cerchiamo di reimpostare anche l’espressione teologica partendo dall’idea che gender non è una parolaccia ma un concetto sia euristico sia analitico che ci aiuta a distinguere e ci permette di aprirci a una nuova riflessione tra natura e cultura e a indagare in modo rinnovato le persone lgbtq».
Ilenya Goss ha proposto una nuova ermeneutica che sia in grado di cogliere nel testo biblico l’intreccio di voci diverse ma anche le voci delle donne. E di mettere in luce senza infingimenti che l’orizzonte culturale tracciato dal testo biblico è di tipo patriarcale, la sua matrice culturale è un maschilismo di fondo, che quindi rende difficile fare emergere altre voci e altre prospettive. La teologa ha offerto un’esegesi approfondita di alcuni versetti dei primi due capitoli di Genesi mostrando che nel testo ci sono più fili. In Genesi 1 ci sono le parole immagine e somiglianza e adam come un essere umano “maschio e femmina”, mentre dal secondo capitolo questa parola, che richiama gli elementi della terra e del sangue, scivola verso un sinonimo di essere umano maschile, Adamo, che ha un derivato, Eva.
La teologa ha utilizzato un’ermeneutica che fa scaturire significato anche dai contrasti e ha lanciato delle suggestioni sulle parole immagine, ciò che emerge dalla creazione stessa – e somiglianza, intesa più come un divenire. L’essere umano creato a immagine è chiamato a realizzare la somiglianza.
Al centro del discorso, ha spiegato, c’è la relazione. «L’essere umano a immagine di Dio è l’essere ontologicamente relazionale. Al principio è la relazione, però nel suo modo armonico deve essere realizzata diventando anche somiglianza. Tra Genesi 1 e 2 sembra che la relazione fallisca: Adamo dà il nome a Eva ma lei non parla. La relazione inscritta nell’essere umano è sempre esposta al fallimento. Lui parla di lei e la conosce come sua proprietà. L’espressione “Questa volta è carne della mia carne” può essere letta in due modi antitetici: in positivo le parole del maschio che riconosce la sua omologa, oppure una visione del maschio che vede la femmina come qualcosa di assimilabile, non percepita come un essere “davanti” come dice invece la Scrittura, cioè un limite».
Riportando il discorso al Nuovo Testamento, Goss osserva che nella lettera ai Galati (3,27-28) Paolo di Tarso non sta annullando la differenza in un unicum indifferenziato ma sta dicendo che non ci sono più elementi discriminanti che generano una lotta di potere e un dispositivo che stabilisce che qualcosa è così per natura e obbliga a divieti. Riprendendo le parole del sottotitolo della sessione Sae - «Edificati insieme per diventare abitazione di Dio (Ef 2,22)» - siamo di fronte a un’umanità plurale in ogni forma di differenziazione.