Chiesa ortodossa, Kosovo, Unione Europea
In una lettera aperta, datata 6 aprile, al presidente serbo Tomislav Nikolic, al premier Ivica Dacic e al vice primo ministro Alexander Vucic, il patriarca serbo ortodosso Ireneo dichiara il suo rifiuto dell’ultimatum posto dall’Unione Europea al paese per rinunciare alla sua sovranità sul Kosovo in cambio dell’avvio dei negoziati per l’adesione. «Conciliatrice per sua natura, la Chiesa non si oppone all’unificazione dei popoli e degli stati europei, né all’idea di un processo di unione ancora più ampio. Inoltre è la Chiesa che, storicamente, ha concepito e difende il concetto di unità di tutta l’umanità e di tutta la creazione di Dio in Cristo. Ma qui non si tratta di ciò. Ora si pone alla Serbia un ultimatum perché rinunci de facto al Kosovo e Metochia, cioè all’origine della nostra esistenza ecclesiale, statale e nazionale, e abbandoni il resto del popolo serbo che vi rimane, lasciandolo alla mercé di coloro che ne hanno già uccisa o espulsa la maggior parte. In cambio di questo c’è una vaga e incerta possibilità di ricevere, in modo condizionato – solo per la Serbia questo è avvenuto – una “data d’inizio dei negoziati”. Negoziati la cui durata ed esito non possono essere previsti da alcuno (…). In altre parole, si esige che i serbi rinuncino volontariamente a territorio e sovranità, e quindi anche alle tracce della loro antica vita in Kosovo (dato che gli albanesi là residenti alla presenza delle forze della NATO possono impunemente profanare chiese, monasteri e cimiteri e attaccare persone), e si offre in cambio la promessa vuota e non vincolante di un “luminoso futuro europeo”: in pratica un bel nulla, con il cinico messaggio: non lasciatevi sfuggire questa occasione! Lo spirito dell’attuale Unione Europea non è, purtroppo, la buona vecchia Europa. Sosteniamo, come in passato, l’idea di un’unione spirituale ed economica libera del continente europeo, ma in nessun caso un progetto di asservimento o umiliazione di qualsivoglia stato europeo, meno che mai il nostro. Crediamo che nessun governo serbo abbia né il diritto né il mandato per accettare le condizioni che vengono imposte». In realtà con l’incontro di Bruxelles del 19 aprile, approvato a grande maggioranza dal Parlamento serbo il 22, lo storico accordo tra Serbia e Kosovo viene concluso.
Morte di Emilio Castro
Il 6 aprile si spegne a Montevideo, in Uruguay, all’età di 85 anni Emilio Castro, pastore metodista, teologo della liberazione e segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) dal 1985 al 1992. Aveva studiato a Basilea sotto la guida di Karl Barth dal 1952 al 1953, ed era stato attivo in molte attività ecumeniche, dall’Amicizia ebraico-cristiana alla Conferenza cristiana per la pace, dall’Associazione sudamericana delle scuole teologiche allo stesso CEC. Insieme al priore di Taizé Roger Schutz (1915-2005) era stato l’iniziatore del «processo conciliare per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato», che trovò espressione nella VI Assemblea generale del CEC a Vancouver e in molti altri sviluppi successivi. Tra le sue opere: Amidst revolution (1975), Freedom in mission. The perspective of the Kingdom of God: an ecumenical inquiry (1985), When we pray together (1989).
Incontro tra Francesco e il presidente della Chiesa evangelica in Germania
«È stato un incontro estremamente fraterno, con un sincero scambio di impressioni, da cuore a cuore»: così Nikolaus Schneider, presidente della Chiesa evangelica in Germani(EKD), definisce il 6 aprile il suo incontro con papa Francesco nel corso di un’udienza privata. «Non era prevista all’ordine del giorno alcuna discussione su questioni inerenti l’agenda ecumenica. Tuttavia ho rivolto al papa l’invito a partecipare al 500° anniversario della Riforma nel 2017, anche con delle iniziative da tenere a Roma. Il 2017 non vuol essere un anniversario solo tedesco o solo protestante, ma vuole celebrare il ritorno alla centralità del Vangelo, e per questo riguarda tutti i cristiani».
CEC - Papa copto e gran muftì d’EgittoSerbia
Nel mese di aprile il segretario generale del CEC di Ginevra, il pastore luterano Olav Fykse Tveit, porge visita sia a Tawadros II, patriarca della Chiesa copta ortodossa d’Egitto, il 21 aprile, sia al gran muftì d’Egitto Shawki Ibrahim Abdel-Karim, il 22, dopo l’attacco di inizio aprile alla cattedrale copta di San Marco. «Preghiamo insieme a voi per la giustizia e la pace nel vostro paese. La dignità e il benessere di tutti i cittadini nell’Egitto del dopo rivoluzione è una speranza condivisa dalle Chiese di tutto il mondo», dice a Tawadros. E così afferma il gran muftì: «Condividiamo la vostra visione di pace e vogliamo affermare con forza l’uguaglianza di tutti i cittadini egiziani indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa».
Siria – Vescovi rapiti
Il 22 aprile vengono rapiti nei dintorni di Aleppo, in Siria, l’arcivescovo greco-ortodosso Boulos Yazigi e quello siro-ortodosso Gregorios Ibrahim, da non meglio precisate forze jihadiste cecene. I leader religiosi di tutto il mondo esprimono la loro vicinanza e sostegno alle comunità cristiane prese di mira dalla violenza settaria (cf. Regno-att. 8,2013,241). Per la generosità degli aiuti economici e umanitari alle Chiese siriane si segnala in particolare la Chiesa ortodossa russa, che ha promosso una raccolta dal 31 marzo al 12 aprile attraverso la Società ortodossa imperiale di Palestina e ha inviato 70 tonnellate di aiuti in generi alimentari, vestiti e medicine, e tre milioni di rubli. Nel messaggio di ringraziamento il patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, Youhanna X Yazigi (fratello di uno dei vescovi rapiti), così si esprime: «Lo accogliamo come un gesto di solidarietà e di atteggiamento fraterno verso di noi in questi giorni difficili. Senza dubbio voi aiutate i nostri compatrioti rimasti senza nulla di fronte alle circostanze terribili in cui si trovano oggi. Il popolo siriano si rivolge alla Chiesa per ottenere aiuto, e noi lavoriamo duramente per fornire tutto il sostegno umanitario possibile e alleviare le loro sofferenze».
Italia – Sinodo luterano
Si svolge a Roma dal 24 al 28 aprile l’annuale Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia, sul tema dell’accoglienza ai più deboli e del significato di diaconia. Viene ribadito che per i luterani le opere sociali non sono fatte per meritare riconoscimento, giustizia o perdono né per ottenere la salvezza, ma sono espressione di un doveroso impegno per il prossimo da assolvere con senso di responsabilità e piena libertà dell’individuo che le compie. A testimonianza dell’impegno diaconale il Sinodo delibera il sostegno al «Progetto L’Aquila – Ricostruzione del Conservatorio Alfredo Casella» per la raccolta di fondi da destinare alla ricostruzione dell’istituzione culturale compromessa dopo il terremoto del 2009. Il Sinodo delibera inoltre la costituzione di una commissione sulle direttive anticipate di fine vita, che preparerà un sussidio sul tema. La Chiesa luterana in Italia sta definendo insieme alla Chiesa cattolica una liturgia comune per celebrare i matrimoni interconfessionali luterano-cattolici, che sarà probabilmente presentata al Sinodo del 2014.