Rinuncia di Benedetto XVI - Reazioni ecumeniche
La rinuncia al pontificato, annunciata da Benedetto XVI l’11 febbraio, suscita numerose reazioni da parte delle altre confessioni e religioni. Lo stesso giorno Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, dichiara di apprendere «con cuore pesante ma totale comprensione» la notizia della rinuncia a un «ufficio che egli ha svolto con grande dignità, visione e coraggio»; mentre il giorno successivo il patriarca di Costantinopoli dichiara: «È con tristezza che siamo stati informati della decisione di sua santità il papa Benedetto di dimettersi dal suo trono, poiché egli avrebbe potuto, con la sua saggezza e la sua esperienza, dare ancora molto alla Chiesa e al mondo». Il presidente della Federazione luterana mondiale Munib Younan e il segretario generale Martin Junge esprimono apprezzamento per l’impegno ecumenico del papa. Il Consiglio ecumenico delle Chiese e la Conferenza delle Chiese europee esprimono rispetto e ammirazione. In Italia il teologo valdese Fulvio Ferrario parla di «un gesto di portata storica», mentre Paolo Ricca, pure teologo valdese, di «un gesto coraggioso, nuovo e apprezzabile». Il pastore Raffaele Volpe, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, afferma: «Questo cambia molto i rapporti tra evangelici, ortodossi e cattolici ». L’Alleanza evangelica italiana in un comunicato esprime «umana comprensione per una scelta motivata dalla percezione di una crescente debolezza personale».
Le Chiese europee e i nuovi movimenti cristiani
«Nuovi movimenti cristiani in Europa: sfida od opportunità?» è il tema su cui si confrontano dal 4 al 6 febbraio a Varsavia la Conferenza delle Chiese europee (KEK) e il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE), attraverso il loro Comitato congiunto. La crescita di nuovi gruppi e movimenti di matrice carismatica (evangelicali e pentecostali) è infatti un problema che comincia a porsi nel vecchio continente, oltre a essere massicciamente presente in America Latina e in Africa, in parte per via del fenomeno immigratorio e in parte per la mutata sensibilità culturale e spirituale degli europei. Il Comitato congiunto individua nel rinnovamento delle Chiese europee e nell’evangelizzazione una possibile risposta.
Dialogo tra Santa Sede e Concordia di Leuenberg
Ha luogo a Vienna dal 7 al 10 febbraio l’incontro che inaugura il dialogo ecumenico tra il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e la Comunione di Chiese protestanti in Europa (CCPE), forse più nota come Concordia di Leuenberg, che rappresenta un centinaio di Chiese luterane, riformate, unite e metodiste europee che si riconoscono reciprocamente quanto a ministeri e sacramenti, e pertanto si considerano in piena comunione. La Concordia di Leuenberg, che nel 2013 festeggia i 40 anni, promuove il modello ecumenico dell’«unità nella diversità riconciliata. Oggetto dei colloqui di Vienna è l’ecclesiologia, cioè il tema che più divide la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti, che anzi sono definite da Roma «comunità ecclesiali». I documenti intorno ai quali verte il confronto sono per parte cattolica Raccogliere i frutti, elaborato dal card. Walter Kasper – già presidente del dicastero vaticano per l’ecumenismo – a bilancio di 40 anni di dialogo (pubblicato su Regno-doc. 19,2009), e per parte protestante La Chiesa di Gesù Cristo, del 1994. Il prossimo incontro è già fissato per dicembre in Germania.
Chiesa d’Inghilterra – Donne vescovo.
L’8 febbraio la Camera dei vescovi della Chiesa d’Inghilterra esprime il proprio incoraggiamento e sostegno ai robusti passi avanti nell’elaborazione della legislazione che consentirà la consacrazione delle donne all’episcopato. Dopo l’inatteso arresto del processo con la bocciatura nel Sinodo generale del 20 novembre scorso, e l’indicazione giunta dal nuovo arcivescovo di Canterbury Justin Welby, che considera la questione una priorità del proprio mandato, la Camera dei vescovi ha avviato un «processo di facilitazione» che coinvolga i membri del Sinodo generale e predisponga a un esito positivo la prossima votazione, che avverrà in luglio. E nel frattempo ha deciso di ammettere alle proprie riunioni 8 ministri donne come osservatrici, anche se non vescovi.
Siria – Intronizzazione di Youhanna X.
Il 9 febbraio – mentre infuria la guerra civile nel paese – si celebra a Damasco la solenne intronizzazione del nuovo patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, Youhanna X Yazigi: 57 anni, eletto il 17 dicembre scorso, succede a Ignazio IV Hazim, morto il 5 dicembre 2012. All’evento partecipa anche il patriarca maronita libanese Béchara Boutros Raï (erano circa 70 anni che un patriarca maronita non si recava in Siria). Cf. Regno-att. 2,2013,12.
Chiesa ortodossa russa.
«L’assemblea riconosce come utili gli sforzi compiuti insieme alle altre confessioni per opporsi alle sfide del mondo contemporaneo, come il secolarismo aggressivo, l’attacco contro i fondamenti morali della vita personale e pubblica, la crisi dei valori familiari, le persecuzioni e le discriminazioni dei cristiani. Allo stesso tempo l’assemblea considera impossibile il dialogo con le confessioni che calpestano apertamente le norme morali bibliche, ragione per la quale era giustificata la sospensione del dialogo bilaterale con le comunità protestanti che hanno legalizzato la “benedizione” delle “unioni omosessuali” e l’ordinazione di persone che hanno dichiarato apertamente il loro orientamento sessuale non tradizionale». Così afferma la Risoluzione dell’assemblea dei vescovi della Chiesa ortodossa russa sulle relazioni intercristiane, interreligiose e l’attività internazionale, adottata l’11 febbraio (fonte: www.orthodoxie.com).
Bulgaria – Neofit è il nuovo patriarca.
Il 24 febbraio il Concilio ecclesiastico del popolo per l’elezione patriarcale, riunito a Sofia, elegge patriarca della Bulgaria il metropolita di Ruse Neofit, 68 anni, al secolo Simeon Nikolov Dimitrov. Nato a Sofia, già vescovo di Levka e poi di Ruse, una solida formazione teologica soprattutto nell’ambito liturgico e della musica sacra, succede a Maxim, scomparso il 6 novembre 2012. Di orientamento moderato, era uno dei grandi favoriti della vigilia, nonostante il fatto di stato essere lambito dallo scandalo che l’anno scorso ha colpito la Chiesa ortodossa bulgara, per le rivelazioni sulla collaborazione di 11 su 15 membri del Santo Sinodo con la polizia segreta del regime comunista. Il nuovo patriarca, che viene eletto in un momento di difficoltà per il paese a causa della profonda crisi istituzionale, dovrà ridefinire la posizione della Chiesa nei confronti della società, così come sta accadendo agli altri paesi dell’ortodossia europea di fronte alle questioni della modernità. Il presidente dei vescovi cattolici bulgari, mons. Hristo Proykov, ha affermato: «Da metropolita di Ruse ho avuto con lui degli ottimi rapporti che spero continueranno ».