Ucraina – Bartolomeo I e autocefalia
Le affermazioni del patriarca ecumenico Bartolomeo I in un discorso a un gruppo di giornalisti ucraini in visita al Fanar il 2 luglio vengono interpretate dal governo ucraino come un sostegno al progetto di una Chiesa ucraina autocefala, cioè indipendente, accarezzato dal presidente Poroshenko. Attualmente in Ucraina sono presenti 3 giurisdizioni ecclesiastiche ortodosse, oltre alla Chiesa greco-cattolica, guidata dall’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk: la Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Mosca, sotto la giurisdizione canonica del Patriarcato di Mosca; la Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev, guidata dal metropolita Filarete Denisenko, scomunicato da Mosca; e la piccola Chiesa autocefala (indipendente) ucraina, erede della Chiesa ortodossa «oltreconfine». Il messaggio di Bartolomeo afferma: «Il popolo ucraino ricevette il battesimo nella fede cristiana al tempo del santo principe Vladimir di Kiev, perciò la Chiesa di Costantinopoli rimane per sempre la Chiesa madre del popolo ucraino». E: «Unità e pace sono un desiderio fortissimo ed essenziale per il popolo e la Chiesa dell’Ucraina. Questo spirito di unità è al tempo stesso un tesoro fragile e un dono dall’alto, affidatoci dal Dio Trinità per la nostra sicurezza e gioia. È proprio questo spirito di unità che preghiamo e speriamo possa prevalere anche in Ucraina».
Beirut – Dichiarazione di Louaizé
Il 2 luglio un incontro cristiano-musulmano di vertice a Beirut, convocato su iniziativa dei patriarchi maroniti, pubblica la Dichiarazione di Louaizé, che sviluppa gli spunti della cosiddetta Dichiarazione di Al-Azhar del 1° marzo sulla cittadinanza e la coesistenza islamo-cristiana (cf. Regno-doc. 13,2017,419), dove si indica nel principio di cittadinanza il criterio per garantire la convivenza di religioni diverse in uno stesso stato. La Dichiarazione di Louaizé spinge verso il riconoscimento della «natura civile dello stato» (formula che evita l’ambiguità dell’espressione «stato laico» per i musulmani), dove la cittadinanza, con tutte le sue implicazioni giuridiche, si sostituirebbe sul piano degli effetti civili e legali a quella d’appartenenza religiosa cristiana o musulmana, di maggioranza o minoranza. La Dichiarazione di Al-Azhar aveva utilizzato il termine di «stato nazionale costituzionale» per indicare lo stato moderno, che costituirebbe il superamento del concetto di «stato islamico».
Dialogo tra Santa Sede e Al-Azhar
Il 3 luglio ha luogo, presso la Nunziatura apostolica in Egitto, un incontro tra il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e il Centro di Al-Azhar per il dialogo, nel quale viene espresso il comune impegno a proseguire riflessioni condivise per promuovere il dialogo interreligioso, per costruire la pace e un mondo più giusto. Come basi del dialogo si richiamano l’Accordo tra il Vaticano e il Comitato congiunto di Al-Azhar per il dialogo del 28 maggio 1998 e i discorsi di papa Francesco e del grande imam di Al-Azhar Ahmed Muhammad al-Tayyib durante la Conferenza di pace del Cairo il 28 aprile (cf. Regno-doc. 9,2017,257). Al-Azhar è la più alta istituzione teologica e d’istruzione religiosa dell’islam sunnita nel mondo e la più antica università islamica; il dialogo avviato nel 1998 era stato interrotto nel 2011 da parte egiziana in seguito alla richiesta di Benedetto XVI (2005-2013) di una maggiore tutela dei cristiani copti dal terrorismo e dalla violenza.
Anselm Grün – Ospitalità eucaristica
P. Anselm Grün (72), monaco benedettino e autore di bestseller nel genere spirituale, invita anche i protestanti ad andare alla comunione. «Quando insegno nella foresteria della nostra abbazia a Münsterschwarzach invito sempre tutti a venire alla comunione, perché alcuni cristiani evangelici non si fidano», riferisce l’agenzia austriaca Kathpress il 6 luglio. L’importante, secondo Grün, è la convinzione che Gesù sia presente nell’ostia: «Se questo è dato, nulla preclude una Cena comune». La Chiesa cattolica attualmente rifiuta l’intercomunione con gli evangelici.
Alleanza battista mondiale – Nuovo segretario Brown
È lo statunitense Elijah Brown il nuovo segretario generale dell’Alleanza battista mondiale (ABM), comunione di 235 convenzioni e unioni battiste presenti in 122 paesi, e comprendente circa 40 milioni di membri e 177.000 chiese, che tiene la sua assemblea annuale dal 3 al 7 luglio a Bangkok, in Thailandia. Brown sostituisce il giamaicano Neville Callam; il presidente, eletto nel 2014, è il sudafricano Mzisa. 36 anni, texano, sposato e padre di tre figli, era segretario regionale dell’ABM per il Nord America e segretario generale della North American Baptist Fellowship. Brown è specializzato in diritti umani e libertà religiosa, e si è occupato di formazione e difesa dei diritti umani in Sud Sudan, Nigeria, Eritrea, Iraq, Nepal e in altri paesi.
Italia – Osservatorio sulle minoranze e la libertà religiosa
Viene istituito il 13 luglio presso il Ministero degli esteri un Osservatorio sulle minoranze religiose nel mondo e sul rispetto della libertà religiosa, e viene presentato durante una conferenza internazionale organizzata in collaborazione con l’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI), alla presenza di mons. Paul Gallagher, segretario della Santa Sede per i rapporti con gli stati. L’Osservatorio ha il mandato di monitorare le condizioni delle minoranze religiose nel mondo per rafforzarne la tutela e formulare proposte per attività di sensibilizzazione, in coordinamento con la rete diplomatica all’estero. Lo presiede Salvatore Martinez, che è anche presidente della fondazione vaticana «Centro internazionale Famiglia di Nazareth» e del Rinnovamento nello Spirito. Gli altri membri sono A. Monteduro, direttore di «Aiuto alla Chiesa che soffre», R. Redaelli, docente di Geopolitica e di storia e istituzioni dell’Asia della Cattolica di Milano, il ministro plenipotenziario F. Petri e il consigliere M. Santoro.
Nazioni Unite – Piano d’azione contro la violenza religiosa
Il 14 luglio viene presentato a New York il Piano d’azione per leader e attori religiosi per prevenire l’incitamento alla violenza che potrebbe condurre a crimini d’atrocità. È il primo documento internazionale – elaborato in collaborazione con il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) e il Centro internazionale re Abdullah per il dialogo interreligioso e interculturale (KAICIID, al quale partecipa anche un osservatore della Santa Sede) eretto su iniziativa del Regno dell’Arabia Saudita, della Repubblica austriaca e del Regno di Spagna – che si concentra sul ruolo e la responsabilità dei leader religiosi per impedire l’incitamento all’odio e alla violenza contro individui o comunità sulla base dell’appartenenza di fede e per sviluppare strategie regionali specifiche. Una questione diventata pressante con l’escalation di violenze e atti di terrorismo internazionale a sfondo religioso. Nel suo intervento alla presentazione, l’osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite, mons. Bernardito Auza, plaude all’iniziativa, rimarcando al contempo che la responsabilità primaria di proteggere gli innocenti da crimini efferati spetta innanzitutto ai governi e alla comunità internazionale, e sottolineando che il Piano d’azione recepisce il principio della responsabilità di proteggere che è in capo agli stati. D’altra parte ai leader religiosi è riconosciuto un ruolo positivo nella prevenzione delle atrocità, ma esso è possibile – osserva – solo se la religione non è relegata nella sfera privata.
SAE – 54a Sessione di formazione ecumenica
Si svolge ad Assisi dal 23 al 29 luglio la 54a Sessione di formazione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche, sul tema «È parso bene allo Spirito Santo e a noi (At 15,28). Riforma, profezia, tradizione nelle Chiese».
Patriarcato di Mosca – Catechismo
Il 27 luglio il Patriarcato di Mosca pubblica sul sito //theolcom.ru la bozza di un Catechismo della Chiesa ortodossa russa, elaborata a partire dal 2008 dalla Commissione biblico-teologica sinodale, sottoposta all’approvazione del Santo Sinodo e ora aperta alla discussione di tutta la Chiesa. Le osservazioni per migliorare il testo saranno accettate fino al 1° novembre 2017. La bozza ha la seguente struttura: prefazione; I. I fondamenti dell’ortodossia; II. Fondamenti di ordine canonico e della vita liturgica della Chiesa ortodossa; III. Fondamenti della dottrina morale ortodossa; V. I fondamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa (pubblicato in traduzione italiana nel supplemento a Regno-doc. 1,2001); V. Fondamenti della dottrina della Chiesa ortodossa russa sulla dignità, la libertà e i diritti umani; VI. Principi fondamentali delle relazioni della Chiesa ortodossa russa con i non ortodossi. La discussione è tuttavia aperta solo sulle prime tre parti, in quanto si afferma che le parti IV-VI comprendono documenti generali della Chiesa già adottati dal Sinodo e quindi non negoziabili. Si tratta del primo tentativo di un catechismo moderno in una Chiesa ortodossa.
Daniela Sala