Dialogo luterano-ortodosso
La 16a Sessione plenaria della Commissione congiunta luterana-ortodossa, che si tiene a Rodi in Grecia dal 28 aprile al 5 maggio, decide che nel 2017 si terrà una celebrazione comune per ricordare il quinto centenario della Riforma, in quanto gli ortodossi riconoscono che gli impulsi teologici di quest’ultima hanno influenzato anche il cristianesimo orientale. La prossima sessione plenaria, che si terrà sempre nel 2017, pubblicherà anche la dichiarazione finale su «Ministero ordinato/sacerdozio», il tema che i due partner del dialogo hanno discusso dal 2012 all’interno di un più ampio studio su «Il mistero della Chiesa». L’attuale Commissione congiunta è co-presieduta dal vescovo emerito Christoph Klein (Romania) e dal metropolita Gennadios di Sassima. Il dialogo ecumenico internazionale bilaterale tra luterani e ortodossi è iniziato nel 1981.
KEK – CCEE
«La libertà e le libertà: un approccio cristiano» è il tema dell’incontro del Comitato congiunto della Conferenza delle Chiese europee (KEK, Chiese protestanti e ortodosse) e del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE, vescovi cattolici), che si tiene dal 6 all’8 maggio a Roma. Nel Messaggio finale emerge un forte impegno sociale: i vescovi chiedono «una libertà che denuncia l’oppressione e la violenza contro le donne perpetrata in nome di qualsiasi religione», una libertà «che salvi i migranti nel Mediterraneo» e operi per mettere fine alle cause delle migrazioni, combatta i pregiudizi verso i rom, ponga fine al traffico di esseri umani e sappia custodire il creato. Il 7 maggio i partecipanti all’incontro, guidati dai due co-presidenti, il vescovo anglicano Christopher Hill e il cardinale cattolico Peter Erdö, vengono ricevuti in udienza da papa Francesco, che afferma: «Oggi le Chiese e le comunità ecclesiali in Europa si trovano ad affrontare sfide nuove e decisive, alle quali possono dare risposte efficaci solo parlando con una voce sola. Penso, per esempio, alla sfida posta da legislazioni che, in nome di un principio di tolleranza male interpretato, finiscono con l’impedire ai cittadini di esprimere liberamente e praticare in modo pacifico e legittimo le proprie convinzioni religiose. Inoltre, di fronte all’atteggiamento con cui l’Europa sembra affrontare la drammatica e spesso tragica migrazione di migliaia di persone in fuga da guerre, persecuzioni e miseria, le Chiese e le comunità ecclesiali in Europa hanno il dovere di collaborare per promuovere la solidarietà e l’accoglienza. I cristiani d’Europa sono chiamati a intercedere con la preghiera e ad operare attivamente per portare dialogo e pace nei conflitti in atto».
Francesco – Pentecostali
In occasione della giornata di dialogo e preghiera organizzata il 23 maggio dalla diocesi di Phoenix (USA) in collaborazione con un gruppo di pastori evangelici di orientamento pentecostale, tra cui il pastore casertano Giovanni Traettino (che il papa aveva visitato il 28.7.2014, cf. Regno-doc. 15,2014,479), Francesco invia ai partecipanti un videomessaggio. «C’è qualcuno – afferma – che “sa” che, nonostante le differenze, siamo uno. Ed è colui che ci perseguita. Colui che perseguita oggi i cristiani, che ci unge con il martirio, sa che i cristiani sono discepoli di Cristo: che sono uno, che sono fratelli! (…) Oggi stiamo vivendo, cari fratelli, “l’ecumenismo del sangue”. Questo ci deve spingere a fare quello che oggi stiamo facendo: pregare, parlare tra noi, accorciare le distanze, affratellarci sempre di più». E prosegue: «Sono convinto che l’unità tra di noi non la faranno i teologi. I teologi ci aiutano, la scienza dei teologi ci aiuterà, ma se aspettiamo che i teologi si mettano d’accordo, l’unità sarà raggiunta il giorno successivo a quello del giudizio finale. L’unità la fa lo Spirito Santo, i teologi ci aiutano, ma ci aiutano le buone volontà di tutti noi che siamo in cammino e con il cuore aperto allo Spirito Santo!».
Croazia-Serbia – Dialogo ecumenico su Stepinac
Nel mese di maggio si apre un canale di dialogo tra i vescovi ortodossi serbi e i vescovi cattolici croati, sulla figura controversa del card. Alojzije Stepinac, arcivescovo di Zagabria, incarcerato, processato e condannato nel 1946 dal regime comunista di Tito, e considerato dai serbi connivente con il regime di Ante Pavelic e con i massacri etnici perpetrati dagli ustascia contro i serbi ortodossi e gli ebrei. Giovanni Paolo II lo aveva beatificato come martire nel 1988, provocando tensioni con serbi ed ebrei. Il card. Josip Bozanic, croato, ha recentemente invitato i vescovi ortodossi serbi a partecipare a un comitato scientifico internazionale con lo scopo di promuovere il 24 novembre un colloquio su «Le relazioni tra il beato cardinale Alojzije Stepinac e i serbi di Croazia». Dal 25 al 29 maggio stato il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, si reca in visita ufficiale in Serbia per partecipare al simposio internazionale ecumenico «Una, santa, comune e apostolica Chiesa di Cristo» e, nel corso degli incontri, caldeggia una visita del papa in Serbia. Contemporaneamente dal 14 al 29 si tiene l’assemblea plenaria dei vescovi della Chiesa ortodossa serba, sotto la presidenza del patriarca Irinej, e qui i vescovi serbi decidono di aderire alla commissione di dialogo nominando il metropolita Porfirije di Zagabria-Lubiana presidente della Commissione permanente di dialogo con la Conferenza episcopale croata; il vescovo Jovan di Slavonia presidente del Comitato speciale costituito per studiare il caso del campo di sterminio di Jasenovac – chiamato «l’Auschwitz croata» –, mentre il vescovo Jefrem di Banja Luka continuerà a lavorare nel comitato che indaga sulle morti nel campo di concentramento di Gradina, in Bosnia-Erzegovina.
Regno Unito – Chiesa metodista e violenze
Il 28 maggio la Chiesa metodista in Gran Bretagna esprime una «illimitata richiesta di perdono» per aver mancato nel dovere di proteggere bambini e adulti, dopo la pubblicazione del rapporto di un’indagine indipendente che ha raccolto 1.885 testimonianze di violenze fisiche e sessuali all’interno dell’istituzione dagli anni Cinquanta a oggi. Il rapporto, che è lungo un centinaio di pagine e s’intitola Coraggio, costo e speranza, rivela che ministri o personale laico sono coinvolti in un quarto dei casi, che includono violenza sessuale, fisica, psicologica e domestica, e anche incuria. Nei 200 casi riguardanti ministri, 102 sono di natura sessuale. La ricerca è stata condotta per tre anni da un’équipe indipendente su richiesta della Chiesa metodista per «imparare la lezione del passato» e rendere la Chiesa «sicura per tutti». L’autrice del rapporto, Jane Stacey, ha invocato cambiamenti profondi ed estesi, «sia nelle pratiche sia nella cultura».
Daniela Sala