Dal CEC al Global Christian Forum
Risale all’allora segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese Konrad Raiser, a metà degli anni Novanta, l’idea di costituire un «forum delle Chiese e organizzazioni cristiane» che comprendesse anche le grandi tradizioni e i nuovi movimenti che stavano crescendo, e che non erano rappresentati nel CEC. Il processo costitutivo si è avviato nel 1998, e nel 2007 a Limuru (Nairobi) c’è stata la prima assemblea mondiale del Global Christian Forum, un organismo che si pensa come luogo d’incontro per tutte le correnti nelle quali si presenta oggi la fede cristiana: anglicana, carismatica, evangelicale, cattolica romana, ortodossa, pentecostale, protestante «storica», delle «megachiese» e delle comunità ecumeniche.
L’organismo – che si definisce «provvisorio» ma del quale l’informazione ecumenica dovrà sempre più seguire le vicende esiste solo nel momento in cui si celebrano i forum (regionali o planetari), mentre per il resto è servito soltanto da un Comitato per il GCF, oggi composto da: F. Adeleye, International Fellowship of Evangelical Students; G. Byamungu, Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Santa Sede); metropolita Gennadios, Patriarcato Ecumenico; A.-C. Graber, Conferenza mennonita mondiale; W. Granberg-Michaelson, CEC - Alleanza mondiale delle Chiese riformate; J. Graz, Conferenza generale delle Chiese avventiste del settimo giorno; R. Gribben, Consiglio metodista mondiale; M. Gundiaev, Patriarcato di Mosca; P. Guneratnam, Assemblee di Dio; H. Sang-Ehil, Chiesa di Dio (Cleveland); R. Hille, Alleanza evangelicale mondiale; R. Howell, Alleanza evangelicale dell’Asia; K.L. Johnson, Federazione luterana mondiale; D. Koukoura, CEC; J.D. Leggett, Comunione pentecostale mondiale; N. Lubaale, Organisation of African Instituted Churches; metropolita Mar Gregorios, Patriarcato siro-ortodosso di Antiochia; A. Foday-Khabenje, Associazione degli evangelicali in Africa; R. Munn, Esercito della salvezza; P.-L. Penttinen World Young Women’s Christian Association; C.M. Robeck, pentecostali; S. Rowland Jones, Comunione anglicana; F. Vasconcelos, Alleanza battista mondiale; Hubert van Beek, segretario del Global Christian Forum. Dal 4 al 7 ottobre 2011 si tiene a Manado, in Indonesia, la seconda assemblea mondiale, dedicata al tema «pentecostale» di «La vita comune in Gesù Cristo, nella forza dello Spirito Santo» e alla riconferma della volontà di portare avanti l’esperienza identificando ora delle sfide comuni su cui confrontarsi. L’assemblea constata il peso crescente che vanno assumendo le correnti evangelicali e pentecostali nel volto odierno del cristianesimo mondiale, così come lo spostamento del suo baricentro a Sud (Africa, Asia, America Latina). Un messaggio finale si può trovare in inglese su www.globalchristianforum.org.
Patriarcato di Mosca: riforma
Durante la riunione del santo Sinodo (Mosca, 5-8 ottobre), il massimo organo decisionale della Chiesa ortodossa russa stabilisce l’erezione di 13 nuove diocesi, segnale evidente della ripresa di vitalità che ha contrassegnato l’ortodossia russa nei vent’anni successivi alla caduta dell’URSS, e recentemente definita dal presidente Medvedev «un miracolo». Le nuove diocesi sorgeranno nelle regioni (oblast) di Orenburg, Ryazan e Saratov, che fanno parte della Russia europea, ma anche in quelle più orientali di Irkutsk e nel Kazakistan, nel territorio estremo-orientale di Khabarovsk, sul mare di fronte al Giappone, e nella Repubblica di Tyva, confinante con la Mongolia. In quest’ultima viene nominato vescovo per la prima volta un coreano. Si tratta di una riforma amministrativa robusta, dal momento che il Patriarcato conta in tutto 160 diocesi.
Lo stesso santo Sinodo nomina a capo della Commissione sinodale biblica e teologica Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne e «braccio destro» del patriarca Cirillo; pochi giorni dopo Hilarion rivela il progetto di un nuovo catechismo della Chiesa ortodossa russa.
Vienna – Nuovo centro per il dialogo interreligioso
Viene firmato a Vienna il 13 ottobre il trattato istitutivo del nuovo «Centro internazionale re Abdullah per il dialogo interreligioso e interculturale », sulla base di un accordo di diritto internazionale tra l’Austria, l’Arabia Saudita e la Spagna, con la finalità di offrire un forum di dialogo tra le religioni cristiana, ebraica, islamica, buddhista e induista. Nel corso della cerimonia i ministri degli Esteri firmatari del trattato sottolineano il valore del dialogo interreligioso per superare i conflitti e assicurare la pace nel mondo.
Al vertice del neonato organismo sarà un Comitato direttivo di cui faranno parte rappresentanti delle cinque religioni (K. Akasheh per il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso). Un Consiglio consultivo sarà inoltre formato da un centinaio tra personalità religiose, rappresentanti di altre comunità di fede, studiosi e rappresentanti della società civile.
Santa Sede – Messaggio per la festa indù
Il 26 ottobre, data in cui cade quest’anno la festa indù di Deepavali (o Diwali), il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso indirizza alla comunità indù un messaggio di auguri, in cui si esortano tutti i credenti delle due religioni a unire gli sforzi per promuovere la libertà religiosa come una comune responsabilità, «chiedendo ai capi delle nazioni di non trascurare mai la dimensione religiosa della persona umana».
Assisi – 25 anni dopo
Il 27 ottobre Benedetto XVI convoca ad Assisi una «Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo», alla presenza di rappresentanti delle religioni del mondo e di non credenti. Cf. Regno-att. 18,2011,577 Regnodoc. 19,2011,583 e in questo numero a p. 670.
Regno Unito – Riforma della legge di successione
I 16 «regni», cioè quelli tra i 53 paesi del Commonwealth che hanno formalmente come monarca la regina d’Inghilterra, il 28 ottobre approvano la proposta del premier inglese David Cameron di modificare la legge di successione, in modo tale che in futuro il primo figlio della coppia regnante possa essere l’erede al trono, anche se femmina. Il governo inglese ora dovrà varare per via legislativa delle modifiche all’Act of Settlement (1701), al Bill of Rights e al Coronation Oath Act (1688) e al Royal Marriages Act (1772). In previsione anche l’abrogazione della norma per la quale l’erede al trono non può sposare un cattolico o una cattolica (mentre attualmente potrebbe sposare un fedele di qualunque altra religione). Benché si affermi che per ora non si parla di de-establishment e che il sovrano – che è anche capo della Chiesa d’Inghilterra –debba essere anglicano, qualche esperto fa notare che potrebbero nascere problemi costituzionali laddove il coniuge cattolico, in base al diritto canonico, esigesse il battesimo e l’educazione dei figli secondo la propria confessione.