14 gennaio 2016

 

«Abbiamo parlato come fratelli, abbiamo lo stesso Battesimo, siamo vescovi. Abbiamo parlato delle nostre Chiese, e concordiamo sul fatto che l’unità si fa camminando», ha dichiarato il papa dopo l’incontro del 12 gennaio a Cuba e la firma della Dichiarazione comune. Il patriarca Kirill ha detto: «Per due ore abbiamo tenuto una conversazione aperta, con piena intesa sulla responsabilità verso le nostre Chiese, il nostro popolo credente, il futuro del cristianesimo e il futuro della civiltà umana».

Lo sguardo sul futuro e la volontà di camminare in maniera più spedita verso l’unità «voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato» caratterizza la Dichiarazione comune.

«Incontrandoci lontano dalle antiche contese del “Vecchio Mondo”, sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere conto al mondo della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3, 15)» (n.3).

Speranza che deve rendersi visibile nel lavorare insieme da parte di tutti i cristiani per la giustizia e la pace nelle Chiese e nel mondo.

«L'incontro tra il Papa Francesco e il Patriarca Kirill  a Cuba è un evento ecumenico storico e di grande attualità nel contesto dei conflitti e delle crisi che attualmente causano tanta sofferenza nel mondo [...]. Le Chiese e i cristiani in tutto il mondo sono chiamati a essere strumenti di pace in mezzo al conflitto e di compassione in risposta alla sofferenza di altri esseri umani», ha scritto Olav Fykse Tveit nella Dichiarazione rilasciata per conto del CEC .

Leggi:

la Dichiarazione comune  e i discorsi dopo l’incontro di papa Francesco e del patriarca Kirill

 la Dichiarazione del CEC  sull’incontro di papa Francesco e del patriarca Kirill sulla giustizia e la pace