15 marzo 2017
Il 13 marzo 2017, nella Basilica di San Pietro sono stati celebrati per la prima volta i Vespri anglicani. A presiederli l’arcivescovo anglicano David Moxon, direttore del Centro anglicano di Roma, mentre mons. Artur Roche, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha tenuto l’omelia.
Il vescovo anglicano David Hamid, che ha preso parte alla celebrazione, intervistato da Philippa Hitchen per Radio vaticana, ha detto che la celebrazione “significa costruire su quello che pontefici e arcivescovi stanno dicendo da anni, e che la Commissione Arcic ha ripreso: possiamo pregare insieme. La preghiera comune, la preghiera quotidiana della Chiesa è un elemento che ci unisce: si rifà alle nostre comuni radici benedettine e noi, la Chiesa anglicana, dobbiamo molto alla missione benedettina inviata da Papa Gregorio. Venire qui e cantare secondo la nostra tradizione liturgica, eredità dei Benedettini, recarci sulla tomba di San Gregorio e lì recitare le preghiere finali, è stato un momento ecumenico molto commovente e significativo”.
Ha anche dichiarato che non lo avrebbe mai immaginato “cinque anni fa, certamente non 10 anni fa! E’ un’apertura bellissima: siamo riconoscenti per la vicinanza tra le nostre tradizioni, che sta diventando sempre più visibile e che rende possibile questo tipo di preghiera comune. Dall’altro lato, è stato anche molto naturale trovarsi nella casa di Dio, in questo grande e santo luogo sulla tomba di Pietro e pregare insieme i Vespri. Quindi, due aspetti incredibilmente stupefacenti eppure, allo stesso tempo, anche un evento assolutamente normale se riferito a quello che i cristiani dovrebbero fare insieme”.
Sempre Philippa Hitchen ha intervistato mons. Artur Roche, segretario del dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, sull’importanza di questa celebrazione, a cinque mesi da quella dei Vespri, celebrati nella Basilica di San Gregorio al Celio, presieduta da Papa Francesco e dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby.
Roche ha dichiarato: “Mi sembra che l’aspetto più importante è che si ripercorrano passi che erano già stati fatti nel VI secolo, per l’evangelizzazione dell’Inghilterra…. Credo che sia stato un bellissimo tributo da parte della Chiesa anglicana, proprio nell’anniversario dell’invio da parte di Gregorio del monaco Agostino in Inghilterra”.
Alla domanda se la celebrazione possa essere utile per allargare il dialogo tra anglicani e cattolici ha risposto: “Sì, credo di sì, perché ancora una volta – come l’ha detto anche Papa Francesco quando ha visitato la parrocchia anglicana di Ognissanti a Roma – la teologia, i punti che fanno la differenza non devono essere studiati in laboratorio, in atmosfera controllata; devono essere scoperti in viaggio, fianco a fianco. Nell’atto di pregare insieme c’è un segno della Provvidenza che ovviamente ci induce in modo significativo a riconoscere il nostro battesimo comune e a prendere coraggio da questo. E quanto più si riesce a fare incontrare le persone in questo senso, tanto più si apriranno, si spalancheranno le porte”.