Lunedì 25 pomeriggio su Rapporto tra etica, amore e giustizia: rapporti e contraddizioni è intervenuto con grande profondità rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento Educazione e Cultura delle Comunità ebraiche italiane, insegna filosofia e
pensiero ebraico presso il Collegio rabbinico italiano a Roma e presso il Corso di laurea in Studi Ebraici dell’Ucei, Rabbino della sinagoga Bet Shalom di Roma, introdotto da Gioachino Pistone, del Comitato esecutivo del SAE, rav Della Rocca.
In un’ottica più talmudica che biblica, “Tra amore e giustizia c’è un rapporto tesissimo”, ha detto commentando un racconto della creazione, contenuto nel Midrash Rabbà, “una messa in scena della storia”, un testo di ermeneutica rabbinica.
Il Rabbino ha finemente giocato sulle contraddizioni tra amore e giustizia, che riguardano essenzialmente il modo di concepire e praticare le relazioni umane: “l’amore è estremista, la giustizia è mediatrice, l’amore è esclusivo, la giustizia è inclusiva, l’amore è intemperante, qualità della giustizia è la temperanza, l’amore è concentrato e la qualità della giustizia è la sua diffusione, l’amore è sbilanciato mentre la giustizia ha sempre in mano la bilancia”; ed ancora “l’amore è cieco perché arbitrario”.
Dato singolare, nell’iconografia tradizionale amore e giustizia sono entrambi bendati, ma la loro benda ha significati opposti.
Rav Della Rocca ha stigmatizzato poi “un narcisismo della giustizia che distrugge il mondo”, mentre sul comandamento “Amerai il prossimo tuo come se stesso” ha fatto notare che “c’è un nocciolo riferito all’amore: come unità di misura è preso l’amore per se stessi. Ognuno deve vedersi in terza persona, abdicando alla propria centralità e desiderando per l’altro ciò che si desidera per se stessi”. In riferimento al Cap 3 del I libro dei Re, ha affermato che “Salomone esercita la saggezza di Dio in terra perché capisce che la giustizia divina è un autentico dosaggio saggio tra amore e giustizia, considerando il contesto in cui va applicata”.