Martedì sera 24 luglio alle ore 18,30 Mons. Beniamino Pizziol, Vescovo di Vicenza e membro della Commissione Episcopale per l'ecumenismo e il dialogo, ha presieduto la celebrazione eucaristica cattolica alla 49ma Sessione del SAE, cui ha portato il saluto e il grazie della Conferenza Episcopale Italiana. Conoscitore da antica data del Segretariato Attività Ecumeniche - partecipò, decenni or sono, ad una Sessione alla Mendola - è legato da amicizia con la fondatrice Maria Vingiani. “Mi sento veramente unito a voi”, che avete un compito delicato e di grande importanza nell’animazione del cammino verso l’unione dei cristiani, ha detto nel saluto iniziale.

“La comunione ci sta davanti come mèta, ma anche come compito - ha sottolineato all’omelia -.  Sono molti i doni che il Signore ci elargisce in questo momento: anzitutto la presenza di tanti fratelli e sorelle, che sono un segno seppur fragile e debole, dell’unità in Cristo; l’esperienza comune della misericordia di Dio; l’ascolto attento e devoto della Parola di Dio, l’accorata preghiera di intercessione; la memoria della Cena del Signore; lo scambio impegnativo della pace; la sofferta attesa della piena comunione; l’impegno per l’annuncio del Vangelo ad ogni creatura”.

Ha anche ricordato con gratitudine la presenza di membri della Comunità ebraica, al cui popolo si deve anzitutto la custodia premurosa delle Scritture del Primo Testamento.

“La fiducia del profeta si basa sul fatto che Dio continuerà ad essere fedele alle promesse che aveva fatto, già a partire da Abramo. Soprattutto si basa sul fatto che Dio continuerà a fare ciò che sa fare meglio: perdonare”, ha detto commentando Michea 7 (14-15.18-20).

In riferimento a Matteo 12, 46-50, ha proseguito: “Qui si assiste ad un inizio del tutto nuovo, la famiglia di Gesù ha come base costitutiva il compimento della volontà del Padre che è nei cieli: Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre. Anche  sorella! Allora difficilmente la donna poteva essere discepola!”  “C’è una parentela con Dio aperta ad ogni uomo e ad ogni donna, vicino o lontano. Una parentela preziosa nel Signore, che stasera anche noi sperimentiamo”. Il discepolato poi, “rappresenta un vincolo indissolubile, molto più forte di quello realizzato dai vincoli di sangue”.

“Noi, che abbiamo a cuore ‘la vocazione all’unità delle nostre chiese’ ci chiediamo cosa può significare un ecumenismo che intende rispecchiare nel suo pensiero e nella sua azione quel Dio ‘che toglie l’iniquità e che si compiace di usare misericordia?’  Sappiamo “coniugare nella vita quotidiana ‘misericordia, verità, giustizia e pace’, non solo durante questa sessione del SAE, ma anche nella vita delle nostre Chiese, sparse sul territorio del nostro Paese?” Proprio “il Vangelo ascoltato ci invita a stabilire una priorità rispetto ai nostri legami di appartenenza confessionale, di tradizione liturgica, di sistema di pensiero teologico”. Allora “sicuramente non verrà eliminata la fatica del cammino ecumenico, della vocazione all’unità, ma l’impegno all’ascolto della Parola e al compimento della volontà del Padre, ci può far scoprire quell’unità costitutiva, fondamentale ed embrionale capace di crescere e svilupparsi su vie nuove e sorprendenti, che solo lo Spirito conosce”.  Con il Vescovo hanno concelebrato una ventina di presbiteri. All’altare accanto a lui don Giovanni Cereti e don Marco Campedelli.

La colletta effettuata durantela Messaè stata devoluta all’Associazione Libera.