La quarta giornata di studi della 53^ Sessione di formazione ecumenica del Segretariato Attività Ecumeniche – SAE, presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli presso Assisi, giovedì 28 luglio2016 ha avuto il suo fulcro in una tavola rotonda su Assisi a 30 anni dall’incontro interreligioso: la profezia di un comune pregare. Relatori il politologo Paolo Naso, la teologa musulmana Sharzad Houshmand Zadeh e il saggista Brunetto Salvarani.
“Viviamo una stagione nuova e di grande interesse sia per il movimento ecumenico che per le reti del dialogo interreligioso”, ha sottolineato Paolo Naso. “Il grande elemento di novità ė il contesto che definiamo "post-secolare". Cariche di ombre e di luci, le religioni non sono più una presenza marginale nello spazio pubblico, ma attori sempre più visibili e attivi. È un protagonismo ambiguo che comprende, ad esempio, sia l'impegno di Intere comunità cristiane per l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati che l'azione blasfema dei predicatori dell'odio e dell'intolleranza.
In questo contesto, il movimento ecumenico ha di fronte a sé la responsabilità di un'azione visibile e concreta orientata alla pace e alla riconciliazione. Non viviamo un tempo ordinario e non dobbiamo accontentarci di quello che già abbiamo conseguito: anche come SAE dobbiamo aprirci a nuovi orizzonti di impegno e di servizio per dare concreta testimonianza del dono che in Cristo abbiamo ricevuto e che il suo amore ci invita a restituire al nostro prossimo”.
“Oggi celebriamo 30 anni dall'incontro interreligioso, celebrato proprio qui ad Assisi, in questa città di pace di un uomo di Dio che secoli fa non solo ha creduto in un comune pregare, ma è stato il profeta del suo tempo per annunciare al mondo che il suo Dio uno e trino è lo stesso Creatore di tutto l'universo” ha detto Sharzad Houshmand Zadeh. “Nessuna diversità ha potuto ostacolare questa sua visione amorevole e accogliente, né una diversità linguistica, culturale, e nemmeno quella religiosa, che è la più difficile da superare. Nulla ha potuto ostacolare il suo cammino profondo e pacifico nella sua visione unitaria. Su questa scia 30 anni fa si è ricelebrata la festa, direi, dell'incontro e dell'abbraccio dei rappresentanti delle religioni mondiali.
Nella sura intitolata "Il tempo" il Corano ci spiega che in fondo la verità si può abbracciare meglio insieme in una reciproca conoscenza e un comune paziente pregare. La linfa di ogni messaggio religioso è indicare la via della relazione dell'essere umano individuale con il divino e dal frutto di questo incontro realizzare una relazione fraterna col prossimo umano.
La profezia del nostro tempo sarebbe avere coraggio di poter pregare profondamente in comune per il bene dell'intera comunità umana, purificandoci dai personalismi individuali e collettivi, sia a livello sociale che religioso”.
Ha terminato il suo applaudito intervento con la "Preghiera per la nostra terra" “con cui Papa Francesco - riconosciuto maestro da molti leader religiosi islamici - conclude la Laudato si': "Dio onnipotente inondaci di pace perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno. O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi". “Parola - ha sottolineato - condivisibile profondamente".