26 luglio 2016 

 Preghiera, lettura della Parola (2Re 22, 1-20), canti,diretti da Emanuele Aprile, hanno aperto i lavori della Sessione del SAE 2016, intitolata: "Quello che abbiamo veduto e udito noi l'annunciamo". Tradizione, riforma e profezia nelle chiese.

Sono risuonate con particolare entusiasmo le parole del Salmo 133 cantate in ebraico: Com’è bello come dà gioia che i fratelli stiano insieme .

  La presidente Marianita Montresor  non è presente per motivi di salute.                
 Viene letta la sua lettera inviata ai soci e alle socie del SAE alla vigilia della Sessione.

 

 “Siamo circa 250 corsisti, e impareremo a conoscerci nelle nostre identità sia geografiche (proveniamo da tutta Italia-Isole comprese), sia religiose: siamo cattolici-protestanti-ortodossi-ebrei e qualche musulmano”, ha detto Donatella Saroglia – membro del Comitato esecutivo del SAE, del gruppo di Milano - nella relazione introduttiva. Per l’occasione le erano accanto – segno di un sentire e di un lavoro corale - gli altri membri del Comitato Esecutivo.

 Le parole del Salmista – Com’è bello come dà gioia che i fratelli stiano insieme 132(133) – cantate in ebraico nella preghiera d’apertura – ha proseguito - “interpretano al meglio il sentimento che sperimentiamo ogni volta che condividiamo momenti significativi della nostra vita”, in un “percorso al contempo faticoso ed emozionante”, che a più di cinquant’anni dagli inizi vede ancora qui i membri del SAE,” laici e interconfessionali, a cercare di accompagnare le nostre chiese verso quel rinnovamento ecumenico citato dalla Vingiani”. Il tema di questi giorni, al tempo stesso affascinante e complesso, è legato a doppia mandata alla natura del Sae, ma anche a molti eventi con forte ripercussione ecumenica. Proprio per questo motivo, la prima delle nostre due Sessioni dedicate a Tradizione, riforma e profezia, ha come tema portante il versetto 3 del capitolo primo della Prima Lettera di Giovanni: Quello che abbiamo veduto e udito noi l’annunciamo.