Ultimo giorno per la sessione di formazione ecumenica del SAE che da domenica alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli ha visto impegnate 250 cristiane e cristiani di confessione cattolica, valdese, battista, metodista, luterana, valdese e di religione ebraica e islamica.
Ieri dopo la preghiera mattutina guidata dal priore dell’Abbazia di Chevetogne, Lambert Vos, don Giovanni Cereti, membro del gruppo teologico dell’associazione e fondatore della Fraternità degli Anawim, ha proposto una riflessione esperienziale come la propria vita è stata interpellata dallo Spirito ad essere aperto all’accoglienza della profezia che durante il cammino è divenuta la ricerca di tradurre nella pratica la profezia dell’accoglienza ricevuta in dono. Per don Cereti il primo di tre aspetti dell’accoglienza dello Spirito nell’impegno per la riforma della chiesa è stato il movimento per l’unità dei cristiani, al quale è stato preparato da una famiglia in cui si intrecciavano provenienze, confessioni e biografie diverse, e si avvicinato negli anni della formazione e nelle prime esperienze al SAE. Il secondo aspetto è stato il matrimonio e la ricerca di soluzioni da dare al problema dei matrimoni falliti all’interno delle Equipes Notre-Dame di cui è stato consigliere spirituale. Terzo elemento la Fraternità degli Anawim, ricerca di offrire soluzione di problemi concreti di persone nel disagio attraverso piccoli gruppi capaci di “accogliere con amore e vivere in semplicità e umiltà l’evangelo, contribuendo alla “amorizzazione” del mondo, termine mutuato da Teillard De Chardin. Il presbitero, attraverso la cura di matrimoni feriti e lo studio sulla pratica penitenziale della Chiesa dei primi secoli, riversato in diverse pubblicazioni nell’arco di molti anni, ha cercato di tradurre nella pratica la profezia accolta. Così è stato rispetto al rispondere alle necessità degli altri all’interno degli Anawim che lavorano per la crescita umana di chi si accosta alla Fraternità.
Nel pomeriggio Riccardo Maccioni, caporedattore di Avvenire, ha dialogato con i referenti dei gruppi di lavoro e dei laboratori che hanno costituito un tassello importante dei lavori svolti. Oggetto delle conversazioni sono stati i temi svolti, il tipo di approccio, le “scoperte” emerse. Riguardo al rapporto tra ebrei e cristiani la coscienza che l’ebraismo non è un monolite, la necessità di conoscerlo meglio e di riappropriarsi delle proprie radici ebraiche. I gruppi hanno fatto emergere il bisogno di riflessione critica su un termine come riforma, l’importanza per la vita delle singole chiese ed ecumenica che hanno rappresentato i grandi eventi che hanno costellato il 2016 e oltre: dal Sinodo di Creta alla celebrazione del 500° della Riforma di Lund, senza dimenticare l’incontro di Cuba tra Francesco e Kirill, il viaggio a Lesbo con Bartholomeos, l’adesione delle Chiese riformate alla Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione. E poi la fecondità del lavoro laboratoriale, come il gruppo sulla liturgia che ha preparato un vademecum per una celebrazione ecumenica, ai laboratori veri e propri che attraverso il cinema e il teatro hanno fatto riflettere sulla riforma e sperimentarla nella propria biografia. Anche il gruppo dei bambini e dei ragazzi ha elaborato il tema e realizzato una restituzione del proprio vissuto. Dell’esperienza in gruppo i partecipanti si portano a casa la freschezza del confrontarsi e del mettere in comune esperienze e competenze, la bellezza delle relazioni, un “fare insieme”.
Anche l’arte ha avuto la sua parte con la suite di letture e musiche a cura di Piero Stefani con Maria Luisa Sgargetta e la violinista Lucilla Mariotti su passaggi della vita di alcune “Figlie di Israele e dintorni”: Regina Jonas, Liana Millu, Cejia Stojka.
Carlo Molari ha tenuto la meditazione biblica nella grande celebrazione ecumenica sul tema del cammino – come chiamata, inciampo, grazia e ascolto – che ha unito i partecipanti nella lode; unità che si è manifestata anche nella partecipazione all’accogleinza dello Shabbat guidata dall ‘ebreo riformato Sandro Ventura.
In serata l’assemblea che ha dato la possibilità di esprimersi sull’esperienza vissuta, su suggerimenti e proposte per nuove edizioni.
Sabato mattina l’ultimo panel sul futuro delle riforme nella vita delle Chiese, relatori Severino Dianich e Davide Romano, e le conclusioni di Piero Stefani con Maria Luisa Sgargetta.