Care socie, cari soci,
quest'anno la Santa Pasqua viene celebrata lo stesso giorno da tutte le Chiese cristiane. Il calendario nel 2017 parla un linguaggio ecumenico. L'anno prossimo il giorno della festa più grande non coinciderà più; nel 2018 il calendario indicherà che quello ecumenico è un cammino non ancora giunto alla meta. Le date, nella loro convenzionalità, sono, è ovvio, solo simboli. Come dice Paolo occorre relativizzare giorni, mesi, stagioni, anni (Gal 4,10). L'autentico significato della Pasqua si pone su un altro piano. Qualunque sia il giorno in cui capita, essa attesta che la croce e la resurrezione di Gesù Cristo sono fondamento condiviso della fede che ci accomuna.
La resurrezione è un evento e un annuncio. Per tutte le Chiese è una memoria da custodire il fatto che, secondo i racconti evangelici, il primo annuncio della resurrezione avvenne a opera di donne. Esse divengono testimoni del Risorto solo perché prima, a differenza dei discepoli, non hanno distratto gli occhi dalla croce. Gli oli, vanamente portati la mattina del giorno in cui non trovarono più il corpo, stanno a indicare che Gesù è esistito nella carne e che questa sua umanità mortale è imprescindibile perché si dia l’evangelo del figlio di Maria. In questo contesto Maria di Magdala è sempre la prima tra altre donne (cfr. Mt 28,1; 16,1 24,1).
In Giovanni il ruolo di Maria Maddalena è addirittura costitutivo. Qui, a differenza degli altri Vangeli, ella non vede da lontano la morte di Gesù, al contrario sta sotto la croce accanto alle altre due Marie e al discepolo amato (Gv 19,25). Ma poi, al mattino del primo giorno della settimana, si reca da sola al sepolcro. È lei ad annunciare a Simon Pietro e al discepolo amato che la tomba è vuota. Ora inizia un'articolata sezione in cui la presenza della Maddalena incornicia la movimentata scena della venuta al sepolcro di Pietro e dell'altro discepolo (Gv 20, 1-18). Tutti i versetti sono ricchi di rimandi e di significati simbolici. Nella loro inafferrabilità essi sono, in un certo senso, consoni ad esprimere l’ulteriorità propria di una resurrezione che, in Giovanni, sfocia nella salita di Gesù al Padre.
Un famoso momento di questa sezione è il «Noli me tangere» detto dal Risorto a Maria di Magdala. L'errata precomprensione che associa la Maddalena alla peccatrice che lava, con le proprie lacrime, i piedi a Gesù orienta l’interpretazione verso una dimensione tattile (sancita anche dalla iconografia). In realtà, nei pressi del sepolcro vuoto la scena è avvolta dal mistero. La traduzione CEI opta per un «non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre» (Gv 20,17). La risposta di Gesù viene subito dopo il «Rabbunì – che significa “Maestro”» (Gv 20,16) pronunciato da Maria di Magdala. Il termine Maestro è legato in Giovanni in modo particolare alla lavanda dei piedi (Gv 13,14), vale a dire al toccare compiuto da Gesù. Dopo la resurrezione non è più così, non ci è più dato di entrare in un contatto fisico con Gesù, ora sta a noi lavarci i piedi l’un l’altro (Gv 13,15). Davvero il Risorto va annunciato e non trattenuto. Quanto va reciprocamente toccato sono i piedi degli altri; per noi, in un senso certo non esclusivo, sono innanzitutto quelli impolverati di chi sta percorrendo in nostra compagnia il cammino ecumenico.
Bisogna relativizzare le date, non abolirle. Vi ricordo quelle dei nostri prossimi appuntamenti: l'ormai imminente convegno di primavera, con annessa assemblea dei soci (di cui avete avuto la convocazione e l'odg) Torre Pellice 28 aprile - 1 maggio; e la sessione di formazione ecumenica estiva (di cui avete avuto il programma, che vi chiedo il favore di diffondere) Santa Maria degli Angeli (Assisi) 24-29 luglio. Se qualcuno ha incertezze su programmi, modalità di iscrizione e così via può risolverle visitando il nostro sito.
Dalle date ritorniamo con lo sguardo e con il cuore al giorno che non conosce tramonto, il giorno del Signore. La Pasqua sia con voi, la Pasqua sia in voi.
Fraternamente
Piero